Le risposte da sfatare sulle fake news di Bitcoin
Sei stufo di sentire sempre quelle solite affermazioni un po’ campate per aria, quasi dei luoghi comuni sulla regina delle criptovalute? Oggi abbiamo raccolto un po’ di queste sciocchezze sentite nel corso degli anni sui Bitcoin, anche da parte di persone che si reputano esperte del settore.
Il primo esempio che voglio portarvi oggi di fake news di cui ci si riempie la bocca quando si critica Bitcoin, un po’ forse per invidia o un po’ per noia, riguarda il reale valore di Bitcoin stesso.
Quante volte hai sentito pronunciare una frase tipo “Bitcoin non ha valore intrinseco “ oppure “Il valore di Bitcoin è dettato da un’illusione di massa”?
Partiamo dal presupposto che nessun bene o servizio ha di per sé un “valore intrinseco”, il valore è sempre stabilito soggettivamente da chi utilizza quel determinato bene o servizio.
Bitcoin non è una riserva di valore
Bitcoin ha le migliori “caratteristiche intrinseche” per essere qualificato come moneta: è facilmente trasferibile, verificabile, è fungibile, divisibile, non è deperibile e può essere messo in sicurezza facilmente, celato ad attaccanti o occhi indiscreti. È presente in quantità limitata e non arbitrariamente modificabile secondo logiche politiche, garantendo così che – a parità di domanda – non perda valore nel tempo.
Ricorda inoltre che Bitcoin ha alle spalle un’industria di mining che ha investito un valore pari a miliardi di dollari per funzionare e milioni di ore di sviluppo del protocollo Bitcoin.
Inoltre un bene monetario non deve necessariamente avere un uso industriale per essere definito moneta. Ad esempio, per millenni l’oro, al di là dell’uso monetario, è stato usato soltanto per scopi decorativi, ornamentali ed estetici. Solo negli ultimi secoli ha visto un utilizzo di tipo industriale, ad esempio come conduttore. Ancora oggi, tale utilizzo è minimo rispetto al ruolo centrale di riserva di valore nella forma di lingotti o monete nei caveau di tutto il mondo.
Ad ogni modo, anche Bitcoin ha un suo uso industriale: può essere utilizzato ad esempio per fare timestamp di informazioni sul database distribuito più sicuro del mondo, la blockchain, come facciamo noi qui a Notarify tra le altre cose. Questa funzionalità ha potenziali applicazioni in qualunque settore di business e può agevolmente rimpiazzare i più comuni servizi di notarizzazione di tutto il pianeta.
È importante sottolineare che anche che i prezzi di qualsiasi bene o servizio esistente sono la sintesi di un processo in cui gli attori di mercato (acquirenti e venditori) tramite la legge della domanda/offerta determinano il valore e di conseguenza il prezzo. Bitcoin non rompe alcuna legge universale della domanda e offerta, anzi la sfrutta a pieno.L’ecosistema Bitcoin è, oltre che puro codice digitale, anche una vera e propria rete fisica di computer e infrastrutture per un costo pari a miliardi di dollari e milioni di ore di contributi da parte di ingegneri, crittografi, matematici e pensatori provenienti da ogni parte del globo.
Bitcoin è uno schema Ponzi
Un’ altra stupidaggine che avrai sentito sicuramente è: “Bitcoin è uno schema Ponzi”.
Gli schemi Ponzi si basano su promesse di reddito che richiedono sempre più partecipanti per essere realizzate: una sorta di “codice amico” incentivato da guadagni personali. Bitcoin non è uno schema Ponzi perché non esiste alcun meccanismo che arricchisca direttamente chi ha investito in precedenza nell’asset rispetto ai nuovi investitori.
La blockchain è la vera rivoluzione, non Bitcoin
Altra frase molto banale sentita e risentita è: “La blockchain è la vera rivoluzione, non Bitcoin”. Partiamo dalle basi, che cos’è la blockchain in parole semplici? La blockchain è un database incrementale ridondante e distribuito, database di questo tipo si studiano dall’inizio degli anni ’70, con l’arrivo delle prime reti di computer (Arpanet). Nel 1991 il matematico Stuart Haber e il fisico Scott Stornetta crearono un primo prototipo di blockchain usando la sezione oggetti smarriti del New York Times come fonte esterna “affidabile” per fare timestamping dell’hash del database di “Absolute Proof”.
Nel 2008, con il white paper “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, Satoshi Nakamoto prese spunto dall’idea di Haber e Stornetta unendola al concetto di rete distribuita peer-to-peer, attingendo sapientemente da idee e tecnologie già esistenti come: crittografia asimmetrica (1977), HashCash di Adam Back (1997), B-Money di Wei Dai (1998), Bit Gold di Nick Szabo (1998), Reusable Proof of Work di Hal Finney (2004).
Nakamoto risolse così un problema di consenso insito nei sistemi distribuiti, realizzando per la prima volta un sistema che converge al consenso senza richiedere fiducia fra i suoi partecipanti (trustless). Quindi l’intero meccanismo funziona solo grazie a un token sottostante (Bitcoin) che ricompensa gli attori coinvolti nella messa in sicurezza della blockchain stessa.
Per cosa viene usata la blockchain? La blockchain può essere usata per fare un timestamping di qualsiasi cosa possa essere digitalizzata (documenti, brevetti, attestati, etichette ecc), tuttavia non può (e non potrà mai) garantire la veridicità delle informazioni provenienti dall’esterno e inserite in essa.
Usare la blockchain per applicazioni come il tracciamento della filiera produttiva, il voto elettronico, il catasto o il pubblico registro automobilistico necessita di un ente terzo certificatore che garantisca la validità dei documenti inseriti essa, ma in questo caso verrebbe meno la caratteristica principale della blockchain, ovvero essere un sistema trustless.
Bitcoin permette di evadere le tasse
Veniamo ora alla regina di queste affermazioni cioè “Bitcoin permette di evadere le tasse”.
Innanzitutto la maggior parte dei Paesi tratta bitcoin e le plusvalenze generate su Bitcoin proprio come qualsiasi altra attività finanziaria, quindi chi intendesse pagare le tasse può continuare a farlo anche con Bitcoin.
Pagare le tasse può non essere stupido, nella misura in cui facendolo ci si protegge dall’aggressione di una forza a cui difficilmente si riesce a far fronte. Tuttavia, condannare una tecnologia solo perché offre una scappatoia in più a chi intende liberarsi dal giogo dello stato, è completamente insensato.
Bitcoin è usata da terroristi, criminali e narcotrafficanti
Altra categoria di illazioni è quella che vuole categorizzare Bitcoin come una moneta di scambio fatta da e per criminali. La possiamo riassumere con: “I terroristi, criminali e narcotrafficanti usano Bitcoin”. Tralasciando la stupidità di un’affermazione del genere, la stragrande maggioranza dei bitcoin viene utilizzata da persone comuni che vogliono salvaguardare i propri risparmi o speculare.
I terroristi usano le automobili per le autobombe, gli aerei per abbattere grattacieli, telefoni cellulari e internet per organizzare attentati, denaro contante per finanziarsi nell’ombra, banche compiacenti per riciclare denaro. Non per questo tali strumenti sono vietati.
Bitcoin non è un’arma speciale che rende impossibile fermare i terroristi. Secondo un recente report gli utilizzi “illegali” di bitcoin sono in netto calo, e analizzando i dati si nota come la percentuale più cospicua venga guidata da truffe, schemi ponzi, ransomware e acquisti sul darkweb.
L’uso di bitcoin per finanziare il terrorismo o pedopornografia è praticamente inesistente. Spesso poi, il concetto di “illegale” non coincide con quello di “morale”. Un attivista per la libertà in Iran o a Hong Kong può essere considerato illegale e Bitcoin costituirebbe un’ancora di salvezza. Lo strumento è neutro, il male o il bene dipendono dall’uso che se ne fa.
Siamo quasi giunti alla fine di questa piccola chiacchierata e nonostante si sia già parlato di “cavolate” fino ad ora vorrei concludere un po’ scherzando (e un po’ no) con questa massima: “Bitcoin è un culto, le persone che ci credono sono ideologi e massimalisti”.
Certamente tutti gli sforzi umani su larga scala, comprese le società e i governi, hanno contributi ideologici.
I sostenitori di Bitcoin coprono un’ampia gamma di attivisti per i diritti umani, economisti, crittografi, cripto-anarchici, tecnologi, futuristi e trader alla ricerca della pura speculazione: se di religione si tratta non è sicuramente dogmatica.