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L’Era del reddito universale: paradiso artificiale o inferno esistenziale?

Sommario

Dall’uomo che lottava al mondo dell’abbondanza programmata

C’era una volta l’essere umano che combatteva: contro la fame, il freddo, i predatori. La prima era dell’umanità fu una lunga battaglia per la sopravvivenza, dove il significato della vita coincideva con il suo mantenimento. Vivere significava lottare per non morire.

Poi arrivò la seconda era: superata la fame, l’uomo iniziò a cercare altro — identità, riconoscimento, successo. Il lavoro passò da necessità vitale a simbolo d’identità sociale: “Dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei.”

Ma ora, all’orizzonte, si profila una terza era: un mondo dove né la sopravvivenza né la carriera saranno al centro della vita umana. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’automazione, il lavoro potrebbe cessare di essere una necessità — o addirittura una possibilità.

Cos’è il reddito universale di base (UBI)?

Il Reddito Universale di Base (UBI) è un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario: una somma garantita a ogni cittadino, senza condizioni, sufficiente a coprire i bisogni primari. Non si tratta di un sussidio di disoccupazione o di un’integrazione salariale, ma di un diritto economico universale.

Originariamente teorizzato da pensatori come Thomas More e Thomas Paine, oggi l’UBI è sostenuto da figure di spicco come Elon Musk, Mark Zuckerberg e Sam Altman, che lo vedono come risposta all’automazione crescente.

Se le macchine sostituiranno il 30–50% dei lavori (come stimano molti studi), il reddito universale sarà l’unico modo per evitare una crisi sociale su vasta scala.

I rischi dell’abbondanza: crisi di senso e alienazione

Tuttavia, l’UBI solleva questioni profonde:

  • Chi lo finanzierà?
  • Che impatto avrà sull’inflazione?
  • Soprattutto: cosa accade quando il lavoro non serve più?

La vera sfida non è economica, ma esistenziale. Se il lavoro scompare, cosa darà senso alle nostre giornate?

Studi e fenomeni reali, come quello delle riserve native americane, mostrano che l’abbondanza senza scopo può diventare un deserto psicologico: dipendenze, depressione, violenza emergono là dove il significato è assente.

Il paradosso della libertà totale

Il filosofo Emil Cioran scriveva:
“Non sono le privazioni che ci distruggono, ma la libertà illimitata.”

L’esperimento “Universo 25” del dottor John Calhoun, in cui una popolazione di topi si autodistrusse nonostante abbondanza e sicurezza, è un monito inquietante.

Senza sfide, senza scopi, l’essere umano rischia di crollare su sé stesso. E se il lavoro sparisce, cosa lo sostituirà?

Sam Altman, worldcoin e l’UBI digitale

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha lanciato un’idea ancora più radicale: una forma di reddito universale distribuita tramite blockchain, attraverso il progetto Worldcoin. L’obiettivo? Offrire un’identità verificata e un reddito digitale globale.

La blockchain, in questa visione, diventa l’ossatura tecnologica di un nuovo contratto sociale: trasparente, incorruttibile, decentralizzata.

Ma una domanda resta aperta:

Se la tecnologia può distribuire ricchezza, può anche distribuire significato?

Il problema del merito: fine della motivazione o nuova evoluzione?

Se tutti ricevono lo stesso reddito, che fine fa il merito?
Cosa motiverà l’innovazione, l’arte, la scienza? In un mondo dove il genio e la pigrizia ricevono la stessa paga, cosa ci spingerà a migliorarci?

Alcuni propongono sistemi misti, dove l’UBI è accompagnato da incentivi per chi contribuisce. Ma come si misura il valore in una società post-lavoro? E chi decide cosa vale?

Verso un’economia del significato

In alternativa, potremmo assistere alla nascita di una “economia della contribuzione”, come auspicava il filosofo Bernard Stiegler:
Un sistema dove il valore non si misura in euro o dollari, ma in impatto sociale, culturale e umano.

L’educazione dovrà allora cambiare radicalmente: non più focalizzata sul lavoro, ma sulla crescita personale, la relazione, la creazione di significato.

Un nuovo contratto sociale per l’era dell’IA

Durante l’evento Chapeau Live, l’intervento di Paolo Ardoino ha acceso una riflessione profonda:
L’UBI non è solo una soluzione economica, ma il primo passo verso un nuovo contratto sociale, dove la ricchezza e il significato sono distribuiti in modo nuovo.

Perché se è vero che l’uomo non può vivere senza pane, è anche vero che non può vivere di solo pane.

Conclusione: costruire un futuro con un “perché”

Siamo alle soglie di una trasformazione epocale. Il reddito universale può liberarci dal bisogno, ma non dal vuoto.
Serve una visione che vada oltre l’economia: una società in cui tecnologia e automazione siano strumenti per far fiorire l’umano, non sostituti dell’umano.

Come scriveva Viktor Frankl:

“Chi ha un perché per vivere, può sopportare quasi ogni come.”

Il vero compito che ci attende non è solo garantire a tutti un reddito, ma garantire a tutti un “perché”.

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