L’oro è ancora il bene rifugio per eccellenza? O è diventato il bitcoin il miglior bene rifugio su cui investire oggi?
Quando si parla di beni rifugio, uno dei dibattiti ad oggi più in voga per ciò che riguarda il settore della blockchain e delle criptovalute è quello inerente alla maggiore sicurezza di un asset rispetto ad un altro. Per i fanatici dell’oro o di tutti gli altri metalli preziosi essi sono più sicuri di qualcosa di non tangibile e digitale come le crypto, ritenute molto più pericolose ed instabili. Ma è davvero così?
Oro come bene rifugio: è davvero così?
Le criptovalute, e una in particolare, sono spesso associate all’oro. Prendiamo quindi in considerazione questo metallo e verifichiamo, dati storici alla mano, se l’oro sia effettivamente e oggettivamente più sicuro e più conveniente da possedere e investire, rispetto alle criptovalute.
L’oro ai tempi dell’Impero Romano e di Khubilai Khan
Facciamo un grande passo indietro e partiamo dall’antica Roma. Potremmo citare, per la sola Europa, i vari episodi avvenuti durante l’Impero Romano, come ad esempio i numerosi “sacchi di Roma” perpetrati fino al 1527 d.C., che portarono a saccheggi dei tributi in monete d’oro. Oro che, guarda caso, sarà sempre motore di caos e guerre, o peggio.
Spostando lo sguardo in Asia possiamo invece notare come lo stesso Khubilai Khan, nipote di Gengis Khan, cercò di conquistare e invadere il Giappone (non una ma due volte, nel 1274 e nel 1281) solo per cercare ed appropriarsi dell’oro, e le relative sconfitte portarono Khan a svalutare la moneta centrale, aggravare l’inflazione e imporre tasse sempre più alte alla popolazione.
L’oro dalla conquista dell’Impero Inca a Carlo Stuart I
Con un salto largo come il Pacifico e lungo circa 300 anni ci troviamo ora nel Sudamerica del 1500 dove Francisco Pizarro, conquistador senza scrupoli, propose agli indios (nello specifico l’Impero Inca) un patto diabolico per concedere la libertà all’imperatore Atahualpa, chiedendo come riscatto di riempire una stanza (88 metri cubi) piena di metalli e pietre preziose. Gli indios riuscirono a consegnare 5720 Kg d’oro e 11mila Kg d’argento, peccato che il povero imperatore fu condannato comunque a morte ed arso vivo sul rogo.
Un altro spagnolo, Hernán Cortés, durante la conquista del Messico, incontrò sulla sua strada il popolo azteco il quale vantava anche lui grandi riserve d’oro, e cosa è successo? Ebbene in breve tempo Cortés conquistò l’intero paese e ne divenne persino il governatore; dubito che vi ci sarebbe stanziato se avesse trovato manufatti in pietra o ferro.Starai iniziando anche tu a farti un’idea un po’ più precisa, ma continuiamo il nostro viaggio spazio-temporale immaginario: siamo nel 1600 e con la Spagna che prosciuga oro dall’America, l’Inghilterra non sta certo a guardare e con Carlo I Stuart decide prima di attaccare le navi spagnole cariche d’oro e di seguito imporre nuove tasse per finanziare le proprie operazioni militari, scongiurare l’imminente bancarotta e il rischio di dover recuperare oro dalla popolazione.
L’oro ai tempi di Napoleone III
Passiamo ora ad esaminare il XIX° secolo, nello specifico la guerra franco-prussiana dove Napoleone III perde gradualmente tutto, gli vengono inoltre inflitte sanzioni considerevoli e la Banca di Francia impone prestiti forzati per il pagamento delle spese municipali, anche perché essendo stato depositato l’oro presso l’istituto centrale, è stato messo in atto un vero e proprio ricatto, sfociato in un sequestro dei beni più preziosi appartenenti a privati cittadini.
L’oro nel Novecento: dalla Russia di Lenin alla guerra civile spagnola
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in Russia, Lenin, salito al potere dopo la rivoluzione d’ottobre, inasprì le leggi anticlericali portando a sequestrare tutti i beni della chiesa e ovviamente l’oro di sua proprietà. Le cronache dell’epoca parlano di circa 350 Kg d’oro e 384 tonnellate d’argento rubate alla Chiesa; in quegli anni iniziò la prima guerra mondiale e vigeva ancora il “gold standard”.
Passiamo ora all’America della Grande Depressione nell’anno 1933: è il 5 aprile (compleanno, guarda caso, di Satoshi Nakamoto) e il presidente Franklin Delano Roosevelt emette l’ordine esecutivo 6102 che vieta a chiunque di possedere oro, fissando un limite di $ 100 a persona, il quale verrà abbassato ulteriormente anni dopo da Richard Nixon a $ 35, costringendo i cittadini a consegnare tutte le monete d’oro, oro e certificazioni d’oro in proprio possesso che superano tale importo, oppure 5 once al prezzo di $ 20,67. Pochi anni dopo vedrà la luce l’operazione “Moscow Gold” con quasi il 73% delle riserve auree trasferite dal Banco de España, circa 510 tonnellate d’oro, alla Russia per ordine di Stalin, e pochi mesi dopo allo scoppio della guerra civile spagnola venne trasferito il resto dell’oro, circa 193 tonnellate, fu convertito in valuta francese ed è ricordato come “L’oro di Parigi”, con notevoli danni per la Spagna. Una specie di contrappasso dantesco: gli spagnoli rubarono quell’oro e, a loro volta, gran parte delle riserve auree gli sono state sottratte.
L’oro nel Novecento: dalla seconda guerra mondiale a Satoshi Nakamoto
Arriviamo a ridosso della seconda guerra mondiale: nel 1936 Wiston Churchill ordinò una confisca dell’oro perché era necessario per spese militari e non solo, anche per portarlo via al nemico Nazionalsocialista, dato che anche egli stava recuperando massicciamente l’oro in previsione di usarlo a fini militari spese, contribuendo così alla grande depressione di quegli anni.
Andando avanti di qualche anno, eccoci arrivati agli accordi di Bretton-Woods in cui si stabilì che l’unica valuta convertibile in oro era il dollaro, fissando il prezzo a 35 dollari l’oncia. In questa occasione fu istituito il Fondo Monetario Internazionale in cui ogni Stato doveva pagare una quota in oro e una quota in fiat in modo da stabilire il peso decisionale del paese aderente, con la possibilità di avere sempre dell’oro riposto al “sicuro” nel fondo.
Quello stesso oro fu preso in ostaggio il 15 agosto 1971: il presidente Richard Nixon sospese la convertibilità del dollaro in oro perché in quegli anni si stava combattendo la guerra del Vietnam che portò a un forte aumento della spesa pubblica e del debito americano, mentre invece nel 1975 il presidente Gerald Ford firmò un decreto che consentiva alle persone di possedere nuovamente oro, e quest’anno è anche l’anno di nascita “scelto” da Satoshi Nakamoto, la figura alle spalle della creazione di Bitcoin.
Cosa abbiamo appreso quindi da questa piccola lezione di storia?Sicuramente ci ha insegnato che l’oro ed i metalli preziosi sono e saranno sempre al centro di furti, confische e altre forme di appropriazione che hanno dimostrato quanto non sia sicuro possederlo o conservarlo, perché con una semplice legge o decreto esso può essere confiscato, o le persone che lo detengono possono essere incriminate e quindi l’oro confiscato in ogni caso. Qual è allora il miglior bene rifugio su cui puntare?
Che “oro” comprare oggi per investire
Grazie all’introduzione della blockchain e delle crypto, i nostri capitali (sotto forma ovviamente di criptovalute) non possono essere confiscati da nessuno e hanno anche il vantaggio di poter essere nascosti facilmente e comodamente, visto che possiamo inserire la chiave privata in qualsiasi luogo e dividerla in tanti posti differenti tra di loro, impedendogli di essere trovata da chiunque.
In questo modo, se uno stato avesse bisogno di fondi non potrebbe confiscare a priori le criptovalute delle persone perché non avrebbe il potere di farlo, e di conseguenza non avrebbe nemmeno i fondi o fondi sufficienti per intraprendere operazioni di guerra che richiederebbero un capitale enorme. In quest’ottica possiamo addirittura considerare il Bitcoin come promotore di pace, oltre che come esempio di bene rifugio.
Certo, oggi è difficile pensare a una terza guerra mondiale, ma gli uomini compiono atti osceni da 2000 anni e più e non sarei sorpreso se in futuro venissero a cercare il nostro oro.
Grazie alla natura di Bitcoin e più in generale delle criptovalute e della blockchain dietro di esse, della quale abbiamo già ampiamente discusso negli approfondimenti precedenti soprattutto quelli di “debunking”, non potranno esserci confiscati i risparmi per cui abbiamo lavorato duramente durante il corso della nostra vita. In più potremo passarli ai nostri figli e proteggerli così da possibili futuri imprevisti. Perciò, se ti stavi chiedendo qual è il miglior bene rifugio al giorno d’oggi e come investirci, ecco la risposta.
Quindi, alla luce di tutto ciò, sei ancora convinto che l’oro sia il bene rifugio per eccellenza, più sicuro di qualsiasi altro, crypto comprese?